La fecondazione in vitro (FIVET) è una procedura complessa suddivisa in parecchie tappe, dalla stimolazione e dal recupero degli ovociti alla fecondazione, allo sviluppo degli embrioni e al successivo impianto all'interno dell'utero. Sottoporsi a questo processo può essere un'esperienza lunga e stressante, ma conoscerla nei particolari può servire a liberarsi dalle paure infondate.
Come si comincia?

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Per ottimizzare le possibilità di successo con laFIVET vengono prelevati più ovociti. Di solito, il vostro corpo produce una cellula uovo ogni mese. Per stimolare le ovaie a un'iperproduzione, dovete assumere deimedicinali come il clomifene e la gonadotropina umana della menopausa (hMG). Per tenere sotto controllo lo sviluppo dei follicoli che contengono gli ovociti, dovete andare in clinica ogni due giorni per una o due settimane. Una volta che i follicoli sono maturati, verrà fatto un esame del sangue per misurare i livelli di estrogeni che vengono rilasciati nel periodo dell'ovulazione.
Che cosa succede dopo?
Una volta che i follicoli sono maturi e pronti per l'ovulazione, gli ovociti vengono raccolti attraverso una laparoscopia o un'aspirazione ecoguidata. Successivamente, vengono collocati insieme al liquido seminale maschile in una capsula di Petri, pronti per la fecondazione in laboratorio. È necessario che l'uomo raccolga lo sperma nel medesimo giorno della raccolta degli ovociti. Può farlo sia a casa sia in clinica con voi, magari mentre voi vi sottoponete alla procedura di prelievo degli ovociti.
Che cosa succede in laboratorio?
Dopo essere stati collocati insieme nella capsula di Petri, l'ovocita e il seme vengono monitorati con attenzione per qualche giorno. Il primo controllo per vedere quanti ovociti sono stati fecondati avviene dopo 18 ore. È abbastanza comune che non tutti gli ovociti vengano fecondati e che solo due o tre si sviluppino in embrioni. Le uova fecondate sono tenute in laboratorio per un paio di giorni e i loro progressi vengono attentamente monitorati. I tecnici di laboratorio controllano la divisione cellulare attraverso il microscopio mentre attendono che l'uovo si divida in due o più cellule prima di diventare una blastocisti.
Se la fecondazione ha successo, sarete chiamate per il trasferimento degli embrioni. Questo processo avviene per mezzo di un catetere che viene inserito direttamente nell'utero. Non possono essere impiantati più di tre embrioni.
Le procedure della FIVET
Ovociti maturati
sono estratti dalla vagina attraverso l'aspirazione ecoguidata
Ovociti fecondati
vengono introdotti nell'utero per via vaginale attraverso un sottile catetere
La fecondazione degli ovociti
Prelievo di ovociti
Gli ovociti maturi vengono rimossi in una piccola stanza simile a una sala operatoria. Solitamente venite sedate mentre il medico usa una procedura ecoguidata per prelevare gli ovociti con una sonda.
Unire ovociti e spermatozoo
Una volta rimossi, gli ovociti maturi vengono uniti allo sperma del vostro compagno in un liquido speciale all'interno di una capsula di Petri, pronti per la fecondazione. Ogni uovo fecondato viene esaminato attentamente.
Monitoraggio degli ovociti
Nei due o tre giorni seguenti i tecnici di laboratorio osservano con attenzione lo sviluppo degli ovociti.
Se la divisione cellulare comincia, sarete chiamate per l'impianto all'interno dell'utero.
Embrione trasferito nell'utero
Con un procedimento simile a un pap test che non richiede anestesia, gli embrioni vengono trasferiti nell'utero con un catetere ecoguidato.
FIVET: esperienze e difficoltà
Sono tante le cose che si possono dire sulla fecondazione eterologa e troppe le difficoltà che una coppia deve affrontare per poter percorrere questa strada. La cosa migliore credo sia lasciar parlare chi ci è passato e ci può offrire un punto di vista sincero ed attendibile sugli aspetti tecnici ed emotivi di questa tecnica. Ecco perché ho scelto la storia di Raffina e Bertrando, una coppia tra le tante che ha accettato di raccontarci la propria esperienza.
Qual è stato il percorso che vi ha portati a scegliere la fecondazione eterologa?
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Il 24 dicembre 1998, dopo quattro anni di matrimonio, scoprimmo di essere una coppia sterile. La prima reazione di mio marito, a caldo, fu “se mi vuoi lasciare ti capisco” perché il nostro problema era l'assoluta assenza di spermatozoi. Ovviamente non pensai nemmeno per un secondo a lasciarlo. La notizia mi gettò nella disperazione perché la maternità per me era un sogno da lungo tempo, forse da sempre, ma da subito il problema mi si presentò come un problema della coppia, non suo.
Un giovane medico che conoscemmo in quell'occasione ci prese per mano e ci accompagnò alla ricerca di una soluzione. Mio marito subì due interventi di biopsia testicolare alla ricerca di uno spermatozoo anche immaturo, ma la diagnosi fu “Only Sertoli Cells” ovvero non c'erano nemmeno le cellule preposte a produrli, gli spermatozoi.
Facemmo qualche tentativo di inseminazione intrauterina con seme di donatore e su consiglio del medico ci rivolgemmo alla Svizzera: vicina e con molta esperienza nel settore ed un impianto normativo collaudato.
Non andò bene e ogni tentativo era un fallimento, un piccolo lutto. Per questo motivo, soprattutto per la preoccupazione di mio marito per la mia salute mentale, sospendemmo i tentativi a tempo indeterminato. Nel frattempo altre esperienze (un affido temporaneo, in particolare) occuparono le nostre energie.
Nel 2004, poco prima che entrasse in vigore la Legge 40/04, decidemmo di riprovarci. Mio marito cercò di convincermi a stabilire un numero finito di tentativi. Io acconsentii a non accanirmici, ma svicolai sul numero. Inoltre decidemmo di provare con la FIVET anziché con le IUI.
Riuscimmo a fare il primo tentativo in Italia. Sembrò andare bene, ma dopo poche settimane il sogno finì e intanto la nuova Legge era entrata in vigore.
Come vi siete dovuti muovere per poterla effettuare?
Ci rivolgemmo ad un centro che opera a Torino il quale non poté fare altro che darci dei nominativi (quasi a caso) di centri esteri. Mandammo varie e-mail e ricevemmo una risposta tempestiva e accurata da un centro di Barcellona. Nel frattempo io avevo cominciato a scrivere e soprattutto a leggere in un forum sulla maternità dove altre coppie nella nostra situazione o situazioni simili si confrontavano e scambiavano informazioni. Questo ci fu molto d'aiuto.
Quanto vi hanno ostacolato le leggi italiane?
La legge italiana ci ha costretto ad andare all'estero. Ma non è tutto. Ci costretto ad agire come dei ladri, come dei delinquenti, a fare le cose di nascosto e a contare solo sull'aiuto di poche persone fidate. Le persone che non sono addentro alla questione e non sanno cosa voglia dire avere problemi di infertilità di solito non si soffermano a pensarci più di tanto. Se una legge impedisce una cosa un motivo ci sarà, si dicono, e sicuramente si tratta di qualcosa di immorale oltre che illegale.
Poi capita che quando spieghi la tua storia nove persone su dieci ti dimostrano comprensione e approvano la tua scelta. Ma ci sarà sempre qualcuno che ritiene di dover vietare a tutti ciò che lui/lei non farebbe.
Quanto è stato faticoso il percorso?
La fatica si manifesta sotto diversi aspetti. C'è la fatica fisica di doversi sottoporre a trattamenti medici, di doversi spostare di centinaia di km, di dover affrontare una lingua diversa, essere lontani da casa... C'è la fatica psicologica di doversi muovere nel riserbo più assoluto, di dover fare i salti mortali per giustificare i propri movimenti con amici e parenti, ma soprattutto di affrontare i fallimenti e gli insuccessi e intanto la fatica di sfidare l'opinione pubblica e lottare perché una legge ingiusta possa finalmente essere riconosciuta come tale. C'è anche la fatica di dover ogni volta farsi i conti in tasca per capire se ci si può permettere di provarci ancora oppure se bisogna rimandare o rinunciare.
Ci raccontate com'è andata?
Come dicevo, nel febbraio 2004 facemmo il primo tentativo di FIVET in Italia che purtroppo andò male. Ma durante le poche settimane in cui io fui incinta qualcosa cambiò nell'atteggiamento di mio marito: se fino a quel momento ero tra i due il motore, quella più motivata, dopo quell'esperienza fu lui a insistere perché ci provassimo ancora.
Nel giugno 2004 facemmo la prima visita a Barcellona; a luglio la stimolazione ovarica e la prima FIVET all'estero. Dai miei ovuli e dal seme di un donatore catalano che non conosceremo mai furono prodotti cinque embrioni. Tre mi furono impiantati mentre gli altri due furono congelati per la crioconservazione. Purtroppo anche questo tentativo, dopo un primo test debolmente positivo, andò male. I medici spagnoli mi prescrissero una serie di esami per la poliabortività, visto che nella nostra storia c'erano diversi positivi negativizzatisi precocemente e un aborto.
Da questi esami risultò che io ho una mutazione genetica (anche se in forma eterozigote, cioè un solo cromosoma su due) che mi renderebbe soggetta a trombosi. Per questo motivo quando a novembre ci riprovammo mi fu prescritta l'eparina da fare quotidianamente per i primi tre mesi. A novembre, appunto, andammo a prenderci i nostri due embrioncini surgelati. I pinguinetti, li chiamavamo.
La preparazione per ricevere degli embrioni già esistenti consiste in due settimane di cerottoni di estradiolo (quelli che si usano in menopausa, ma molto più grossi) e poi progesterone dal giorno prima del transfer. Quando arrivammo al centro, il nostro medico (molto umano, con il quale siamo ancora in contatto oggi) ci comunicò che lo scongelamento dei due embrioni aveva avuto un successo del 100%: entrambi erano in ottimo stato e lui era molto entusiasta.
Il giorno dopo tornammo lì per il transfer. Il medico ci indicò quella che sul monitor appariva come una bollicina bianca, depositata con la cannula nel mio utero. Ricordo che mio marito e io ci guardammo emozionati e a me scappo' anche qualche lacrimuccia. Quel momento è stampato nel mio cuore. Ci lasciò soli per un pochino e poi ci disse che potevamo andare, di stare tranquilla, non strapazzarmi e tornare in Italia non prima del giorno successivo.
Sull'autobus che ci portava all'aeroporto c'era un gruppo di hooligans venuti a Barcellona al seguito della propria squadra e tra questi un tizio che si era messo a fumare. Gli dissi per cortesia di smettere perché io ero incinta!
E infatti l'8 dicembre facemmo il test di gravidanza. Il giorno dell'Immacolata Concezione, che ironia: più immacolata di così!
Le percentuali statistiche di successo per due embrioni congelati di attecchire entrambi si aggira intorno al 4-5%, ci hanno spiegato. Siamo stati molto fortunati. La gravidanza è stata il periodo più sereno e felice della mia vita, nonostante qualche preoccupazione perché uno dei due embrioni cresceva poco. Inoltre in quel periodo si combatteva la battaglia per il referendum abrogativo della legge e mio marito ed io facevamo campagna referendaria: andavamo alle serate organizzate dai comitati con la mia panciona a raccontare la nostra storia.
Chiara e Marco sono nati a fine luglio e sono la cosa più bella che mio marito ed io abbiamo mai fatto. Dal primo giorno che sono nati abbiamo cominciato a raccontare loro come sono stati concepiti e quando avevano 4 anni la loro storia è diventata un librino illustrato che è stato scritto principalmente per loro, ma anche per raccontare finalmente ad amici e parenti tutta la verità.
Vedere i loro occhi, le loro espressioni il giorno in cui hanno visto per la prima volta il librino con su dei tipi che somigliavano proprio a papà a mamma è un altro ricordo indelebile e dolcissimo.
La fecondazione assistita
E' stimato che circa il 25% delle coppie italiane è soggetta a problemi di fertilità più o meno gravi. L'infertilità può essere in egual misura maschile o femminile come dimostrano queste percentuali: infertilità maschile: 35,4% infertilità femminile: 35,5% infertilità di entrambi: 15% In Italia è in vigore la legge 40 (https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_40/2004) del 2004, una delle più severe in Europa per quanto riguarda le norme previste. Prima dell'arrivo di questa legge, le strutture italiane consentivano alle coppie in difficoltà di effettuare tutte le cure ed i tentativi necessari per poter concepire un figlio. Dopo la sua entrata in vigore invece la maggior parte delle persone è stata costretta a recarsi all'estero e spendere diverse migliaia di euro per poter continuare il proprio percorso. La testimonianza che state per leggere è quella di Federica che ha deciso di condividere con noi gli aspetti del suo percorso di fecondazione assistita avvenuto qui in Italia prima dell'entrata in vigore della legge attuale.
Qual è stato il percorso che ti ha portata a scegliere la fecondazione assistita?
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Dopo un anno di tentativi mirati andati a vuoto, ci siamo rivolti al nostro medico di famiglia per sapere quali esami potevamo fare per trovare la causa della nostra presunta infertilità.
Mio marito si è sottoposto allo spermiogramma. Abbiamo scelto di cominciare da quello in quanto tra gli esami specifici maschili e femminili è assolutamente non invasivo.
Il risultato ha evidenziato una grave carenza di numero di spermatozoi, nonché delle malformazioni.
Dopo la visita dall'andrologo, con ecocolordoppler, mio marito si è sottoposto all'operazione di varicocele, per correggerlo e poter migliorare la qualità dell'eiaculato; ma l'andrologo ci aveva avvertiti che sarebbe stato comunque impossibile per me restare incinta naturalmente.
A quel punto ci siamo rivolti ad un centro di fecondazione assistita.
Come ti sei dovuta muovere per poterla effettuare?
Il nome del centro mi è stato dato da una ragazza con cui ho stretto amicizia in rete.
Una ragazza pugliese che però aveva la cugina che lavorava in un centro fecondazione a Torino.
Abbiamo preso appuntamento ad agosto 2003 ed abbiamo ritirato l'elenco di tutti gli esami sanguigni ed ormonali da effettuare.
Per l'esito di alcuni esami abbiamo dovuto attendere 60 giorni.
Quanto ti hanno ostacolata le leggi italiane?
Fortunatamente per nulla, in quanto quando abbiamo effettuato il primo tentativo la legge 40/2004 non era ancora stata varata.
Per cui siamo riusciti anche a congelare quattro embrioni.
Quanto è stato faticoso il percorso?
Abbastanza faticoso, più a livello mentale che fisico.
Non avendo mai avuto problemi ormonali non ho dovuto bombardarmi eccessivamente di gonadotropine ed altri farmaci per produrre ovociti, ma lo stress psicologico del fallimento è stato comunque molto forte.
Ci racconti com'è andata?
Abbiamo fatto il primo tentativo a gennaio 2004.
Sono stata sottoposta a prelievo degli ovociti in anestesia generale.
Dai dodici follicoli sono stati estratti nove ovociti e fecondati sei embrioni.
Due sono stati trasferiti il 31/01/2004 (diciannove giorni prima l'emanazione della legge 40/2004) dopo due giorni nel mio utero, mentre gli altri quattro sono stati crioconservati a due a due.
Le beta fatte il 13/02/2004 però sono risultate negative.
Il 24 maggio 2004 abbiamo effettuato il secondo tentativo, con gli embrioni conservati.
Dei quattro conservati solo tre erano sopravvissuti allo scongelamento e mi sono stati trasferiti tutti e tre.
Le beta del 04/06/2004 erano positive: ero incinta!
La prima ecografia evidenziava tre embrioni vivi alla quinta settimana di gestazione, ma alla seconda (alla nona settimana) si vedevano solo due embrioni in vita.
La mia data presunta parto era il 13/2/2005 (il destino ha voluto che un anno esatto dopo il primo fallimento io dovessi partorire i miei figli).
Elettra e Tommaso sono nati qualche giorno prima della scadenza, il 9/2/2005, da parto indotto
Catharine Parker - Littler
Dal concepimento alla nascita